Il cambiamento delle abitudini dei consumatori potrebbe avere conseguenze positive sui negozi di vendita al dettaglio sotto casa
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La pandemia ha ridotto gli spostamenti verso i grossi centri commerciali e ne ha limitato le aperture, soprattutto per quanto riguarda i negozi che non vendono alimenti.

Si prevede che il cambiamento delle abitudini di consumo influirà sulla domanda di acquisto nei negozi di vendita al dettaglio, e potrebbe in particolare modificare l’equilibrio tra gli spazi dedicati ai negozi nei grandi centri commerciali e quelli situati nei centri cittadini. Con l’aumento dello shopping online è stata impressa un’accelerazione al processo già in essere che, senza dubbio, ridurrà ulteriormente il numero di visite ai negozi. 

Secondo i risultati del sondaggio Voice of the Industry COVID-19 di aprile, quasi il 28% degli intervistati a livello globale ha dichiarato di voler ridurre in modo permanente le visite ai negozi fisici. In alternativa, il 54% degli intervistati ha indicato di voler aumentare in modo permanente la spesa tramite l’e-commerce.

Questi cambiamenti potrebbero avere un impatto negativo sulla domanda di spazi destinati alle vendita al dettaglio nei grandi centri commerciali, i quali si trovano tipicamente in luoghi meno interessanti ma che presentano comunque alcuni vantaggi oggettivi quali presenza di  multi marche, climatizzazione estiva ed invernale e parcheggi gratuiti. D'altra parte, le recenti restrizioni e i probabili cambiamenti futuri in termini di mobilità urbana, potrebbero offrire nuove opportunità alle vendite al dettaglio, più vicine ai consumatori. Durante la pandemia, i piccoli negozi hanno sovraperformato rispetto agli ipermercati.

Allo stesso tempo, anche il cambiamento delle modalità di lavoro avrà un impatto sui i rivenditori situati nei centri cittadini sia in positivo, sia in negativo. In effetti, la crescente popolarità del lavoro da casa potrebbe impedire ulteriormente il pieno recupero dei grandi centri urbani e limitare la domanda di proprietà commerciali. I dati sulla mobilità di Google indicano infatti che il pendolarismo nelle più grandi città del mondo è diminuito di circa 20 punti percentuali rispetto ai livelli normali, il che ha portato anche a un calo delle visite nei negozi al dettaglio. A questo va aggiunto l’impatto negativo dovuto al calo di visite nelle città che vivono di turismo in paesi come Italia, Francia e Spagna.

Sarà interessante vedere quale sarà l’effetto finale ed il nuovo equilibrio determinato da tali effetti contrastanti  per i prossimi anni. 

 

 

Fonte: Euromonitor International